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lunedì 31 marzo 2014

Breve riflessione sui caminetti virtuali

La breve riflessione sui caminetti virtuali che potete visualizzare sui vostri grandi TV LCD/LED è così articolata: sono terribili.

Chi trova utile e/o carino un caminetto virtuale, probabilmente, non ha mai passato qualche ora vicino ad un vero camino: non è solamente il suono e la vista delle fiamme a rendere più intimo qualche momento della nostra vita. Il calore delle fiamme non può essere trasmesso da un TV (a meno che non lo cospargiate di benzina e gli diate fuoco), la secchezza del volto dopo qualche ora trascorsa nelle vicinanze del camino non può essere replicata in altro modo (addormentarsi con la faccia su un calorifero potrebbe essere un'esperienza paragonabile).

"Che bello amore! È proprio come passare una notte in una baita di montagna"

C'è stato un periodo in cui installavo acquari virtuali come screensaver del mio computer: perdevo ore per cercare pesci aggiuntivi e crack per sbloccare funzionalità avanzate. Fissavo compiaciuto il monitor per qualche minuto e poi tornavo a leggere. Alzavo lo sguardo dal libro e fissavo pesci di varie razze nuotare nel mio monitor CRT da 17 pollici. Mi convincevo che il gorgogliare dell'acqua mi rilassasse ma, alla fine, spegnevo tutto quanto dopo qualche decina di minuti perché mi innervosivo.

Cosa c'è di più rilassante del rumore dell'acqua, del tranquillo nuotare dei pesci e dell'odore di plastica del monitor surriscaldato?

Nello stesso periodo andava molto di moda modificare l'aspetto per renderlo il più simile possibile a quello di Apple OS X. Centinaia di guide, decine e decine di temi per trasformare qualcosa (Windows) nella copia zoppa di qualcos'altro (OS X).

Tema ispirato a OSX, per il nerd che non deve chiedere. Mai.

Che si tratti di caminetti, acquari, interfacce grafiche (ma anche borse, scarpe, capi d'abbigliamento) siamo sempre attratti dalle copie a basso prezzo. Ci fanno sentire furbi, ci fanno sentire alla fighi.
fossi figo indosserei vestiti trendy,
certe volte son dei capi orrendi
che a nessuno li rivendi.
("Fossi Figo", Elio e le storie tese)

martedì 11 marzo 2014

Restare in silenzio per salvare la natura

Molti di noi sono abituati a parlare in continuazione. Molti di noi sono spaventati dallo stare in silenzio. Molti di noi fanno entrambe le cose (che sfiga!).
"Che bella giornata"
"Che freddo oggi"
"Che sonno: credo sia il cambio di stagione"
"Il nuovo libro di Bruno Vespa non mi attira molto"   
Informazioni difficilmente ottenibili senza le nostre esternazioni pubbliche. Non mi dilungherò ulteriormente¹ sulla questione: chi volesse approfondire può leggersi "Guida galattica per autostoppisti", facendo riferimento al discorso dell'amico di Arthur Dent sulla mania degli umani di parlare in continuazione di cose scontate.

Prima dell'avvento di Internet e del suo arrivo sui dispositivi mobile, ciò che diciamo (spesso inutilmente) era limitato a chi, fisicamente, ci stava ascoltando. Nessun consumo di risorse, nessun impatto sull'ambiente, se non dal punto di vista acustico.

Internet e la messaggistica istantanea, però, hanno cambiato tutto.

Pensiamoci: ogni volta che scriviamo su Whatsapp contribuiamo a ridurre la già misera durata della batteria del nostro smartphone e di quello di chi ci legge. Minore la durata della batteria, prima dovremo ricaricarlo. Ricaricarlo costa corrente. Produrre corrente ha un peso sull'ambiente in termini di carbone utilizzato per far andare le centrali elettriche che riforniscono le nostre città. Ogni volta che scriviamo una cazzata su Whatsapp contribuiamo ad aumentare il consumo di materie prime. Per una stronzata.

Quando ci spostiamo su Facebook e YouTube la situazione diventa ancora più tragica: video di cani che vanno sulle skate, gatti che cantano, ciccioni che ballano, centinaia di migliaia di meme in libertà. Pensiamo a quanta corrente elettrica venga impiegata per codificare i nostri video, per visualizzarli, per immagazzinarli.

You know nothing but you keep talking, Jon Snow: shut the fuck up!
I server che immagazzinano le nostre esternazioni devono essere alimentati e soprattutto raffreddati. Eh già, se pensate che sia piacevole sentire il tepore del vostro portatile che vi scalda le gambe quando lo usate stando seduti sul divano, pensate a quanto possano scaldare armadi di server grossi quanto i vostri armadi in camera. Pensate al freddo che devono subire i poveri sistemisti quando l'hardware si rompe e loro sono chiamati ad intervenire all'interno di quelle fredde stanze. Da soli.

Pensate ne valga veramente la pena? Pensate che i nostri post, i nostri like, i video delle canzoni che rispecchiano il nostro umore siano veramente così importanti da impattare sulla salute della natura?

Questo post ha richiesto corrente per essere scritto ma resterà qui, a monito per l'intera umanità. Sarà un faro per il progresso della civiltà. Ho già creato un gruppo su Facebook in cui chiedere l'aiuto di altri utenti per tradurre questo testo fondamentale in tutte le lingue parlate attualmente, parlate in passato e parlate in futuro. Poi, per ogni lingua, realizzeremo anche dei video da pubblicare su YouTube, DailyMotion, Vimeo e tutti i cloni di YouPorn (sezione amateur/inter-racial). Come Wikipedia, avremo anche le versioni nei dialetti locali.

Da oggi il nostro motto sarà "Save the Earth, shut your mouth".

[1] ogni volta che utilizzo l'espressione "non mi dilungherò ulteriormente" mi rendo conto che scrivendo "non mi dilungherò ulteriormente" sto in realtà dilungando ulteriormente il discorso. È una sorta di dilungamento involontario ricorsivo (DIR).

lunedì 28 ottobre 2013

Quella volta che la maestra mi schiaffeggiò

Faccio parte di quella generazione che non ha conosciuto le punizioni corporali a scuola. Sono cresciuto con i racconti di mio padre in ginocchio sui ceci e con i ricordi di mia mamma delle bacchettate sulle mani. Tra le due punizioni credo avrei scelto la prima, e non certo perché sono vegetariano e necessito di assumere proteine dai legumi.

Non sono un pedagogo e non sono nemmeno uno psicologo quindi non chiedetemi se io sia favorevole o meno alle punizioni corporali. Quando le hanno vietate nel Regno Unito, s'è sollevato un polverone. Il che non vuol dire che si stesse cercando di abolire qualcosa di positivo ma tant'è: riportare proteste di ogni tipo sembra essere un'attività molto giornalistica. Ogni tanto credo che le punizioni corporali possano essere una estrema ratio per gli alunni più indisciplinati, ogni tanto credo siano la dimostrazione del fallimento di un insegnante. Sono fatto così: passo da una posizione all'altra con molta disinvoltura.

Io comunque una punizione corporale l'ho subita. Certo, il tempo avrà probabilmente distorto i miei ricordi, però credo di poter essere in grado di ricordare i fatti principali. Era un sabato ed io andavo ancora alle scuole elementari di via Rosmini. Quando mia sorella si trasferì in via Rosmini io ero molto felice perché già immaginavo di poter uscir da scuola ed andare a causa sua a mangiare. La cosa non durò molto: il comune decise di accorpare la mia scuola con quella in centro al paese ed io tornai ad essere lontano da essa. Questo avrebbe dovuto insegnarmi che non sempre i desideri si realizzano ma ero troppo addolorato per impararlo e tuttora continuo a credere nei sogni.

Era sicuramente un sabato perché ricordo che mia zia Gabriella venne a prendermi all'uscita. A me piaceva quando la zia veniva a prendermi a scuola: ogni volta ci fermavamo alla cartoleria di via Chiesa ed io tornavo a casa con qualche giocattolo. Ricordo ancora l'uovo di dinosauro che si trasformava...in un dinosauro.

Il mio rendimento scolastico era medio-alto: apprendevo in fretta, ero attento e partecipavo attivamente alla lezione. Probabilmente ero anche particolarmente irritante e cercavo di attirare l'attenzione in tutti modi ma queste sono cose che dovrei chiedere a chi mi curava.

Il mio compagno di banco si chiamava Davide, abitava vicino a casa mia ed aveva un gioco che io invidiavo tantissimo: un plastico di una ferrovia, completo di treni, scambi e passaggi a livello. Ovviamente lo aveva a casa, non in classe. Io e Davide parlavamo tanto, eravamo entrambi chiacchieroni e, si sa, questo tipo di comportamento non è particolarmente apprezzato dagli insegnati.

A proposito di insegnati, lei si chiama (o chiamava, non so se sia morta) Sorrentino. Il nome non me lo ricordo nemmeno e questo contribuisce a renderla ancora più distante di me. Non credo le stessi molto simpatico ma lei era la maestra unica della mia classe e quindi dovevo tenermela. Dunque, quel sabato c'era lezione di matematica e noi, per imparare a distinguere unità, decine  e centinaia usavamo i regoli colorati. Ogni regolo di colore differente rappresentava una differente unità. Disegnare rettangoli colorati non mi piaceva, io preferivo fare le operazioni e quindi, per annoiarmi di meno, tra un regolo e l'altro parlavo con Davide. Il problema è che tra una chiacchiera e l'altra aggiunsi un quadrato di troppo al disegno del mio regolo, proprio nel momento esatto in cui la maestra Sorrentino stava passando tra i banchi.

L'eccesso di quadrati unito all'accesso di chiacchiere scatenò in lei una reazione rimasta impressa nella mia mente (e per un certo periodo anche sulla mia faccia): mi tirò uno schiaffo a mano aperta. Da bambino coraggioso qual ero scoppiai immediatamente a piangere, sotto il fuoco di fila delle sue parole. Mi rimproverava il fatto di distrarmi e, cosa ancora peggiore, di distrarre il mio compagno di banco. Non ricordo come proseguii la mattinata, ricordo solo che all'uscita corsi immediatamente a dirlo a mia zia e che lei ne parlò subito con la maestra (ma, forse, potrebbe anche essere stata la maestra a cercare mia zia per spiegarle l'accaduto).

Attenzione: aggiungere un quadrato di troppo al regolo arancione potrebbe nuocere gravemente alla vostra salute.
Se volessi indossare i panni del giovane-anziano-che-parla-dei-tempi-andati dovrei dire che una volta giunto a casa presi un'altra sonora dose di schiaffi per sottolineare la gravità del mio comportamento a scuola ma, fortunatamente, dalle mie parti le punizioni corporali non sono mai state in voga. Dovrei dire che se fosse accaduto oggi, i genitori sarebbero corsi immediatamente a sporgere denuncia o a sporgere il corpo della maestra fuori della finestra (ricordo che le scuole non hanno balconi).

Vista la mia incapacità di esprimere un giudizio complessivo sulla vicenda, concluderò elencando alcune nozioni incontrovertibili che si possono dedurre da questa storia:
  • a distanza di anni, continuo a parlare quando non dovrei e persevero nel mio silenzio quando invece dovrei parlare;
  • la matematica è fonte di sofferenza.
Ogni volta che finivo di leggere un libro, mia zia Gabriella mi chiedeva che cosa mi avesse insegnato quel libro: non importava che fosse un romanzo storico, una raccolta di racconti di Bukowski o un saggio, la domanda era sempre quella. E voi cosa avete imparato leggendo tutto questo? Vi risparmio la fatica, ecco cosa potrete rispondere alle vostre zie Gabriella: "che si venga schiaffeggiati per un regolo in più o per qualche chiacchiera di troppo, ricordiamoci che ce la siamo cercata".

venerdì 18 ottobre 2013

Tre consigli per migliorare le nostre scelte

Compiere scelte è un qualcosa a cui non possiamo sottrarci. Quasi ogni nostra azione richiede una scelta. Fare o non fare qualcosa è una scelta. Decidere cosa fare è un'altra scelta. La storia è ricca di episodi che dovrebbero aiutarci a comprendere la drammaticità di una scelta.

venerdì 21 giugno 2013

Volare, il silenzio ed assorbenti maschili

A me piace viaggiare. Sul serio, mi piace ogni fase del viaggio: recuperare le informazioni sulla meta, leggere i racconti di viaggio di altre persone, fare l'elenco delle cose importanti da mettere in valigia (Imodium? Ce l'ho. Pinzetta per le sopracciglia? Ce l'ho. Libro? Ce l'ho), alzarsi presto la mattina per andare in aeroporto o in stazione, vedere il sole che sorge.

Oltre ai viaggi, però, mi piace anche il silenzio. Il problema è che i viaggi sono diventati low cost mentre il silenzio diventa sempre più una merce rara. E questo mi viene ricordato ogni volta che devo volare.

Ti alzi presto per andare a prendere un aereo. Arrivi in aeroporto con largo anticipo perché "non si sa mai quello che può succedere". Sbrighi tutte le procedure ripensando al letto. Superi i serissimi controlli felice del fatto che non ti abbiano fatto disfare la valigia, sigillata con tanta cura manco fosse il reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl dopo l'infausto disastro.

martedì 18 giugno 2013

L'uomo che aspetta. E sorride.

Credo ci sia un uomo che ci osserva. Capelli grigi, non molto alto, un sorriso accennato che dona tranquillità al volto. Raramente l'ho visto utilizzare i mezzi pubblici ma ogni volta che lo noto si trova in prossimità di essi.

Oggi l'ho visto in metropolitana: era fermo sulla banchina e guardava dritto davanti a sé, pensando di passare inosservato ai miei occhi. Io però stavo fissando le persone che non erano riuscite a salire sul convoglio e l'ho notato. Lui ovviamente ha incrociato lo sguardo con il mio ma ha fatto finta di non vedermi. Ha continuato a guardare dritto. E sorridere.

domenica 16 dicembre 2012

Sei vegetariano? Ecco 8 frasi che non ti suoneranno nuove

  1. "eh ma guarda che non mangiare la carne non fa bene!"
    [effetto comico garantito quando a dirlo è un fumatore o una persona che non pratica attività sportiva]
  2. "se non mangi carne e pesce poi non puoi donare il sangue"
    [com'è che sulla mia tessera AVIS ci sono un sacco di timbri?]
  3. "ah, non mangi carne? però il pesce lo mangi, vero?"
    [sottile distinzione tra gli animali di terra e quelli d'acqua]
  4. "io proprio non capisco perché tu non debba mangiare carne: è una privazione senza senso"
    [detto da un cattolico praticante che durante il periodo pasquale non mangia carne di venerdì in segno di "rispetto" verso la sua religione]
  5. "gli animali sono fatti per essere mangiati"
    [cfr. "meglio stare zitti e dare l'impressione di essere imbecilli piuttosto che parlare e darne la conferma"]
  6. "perché, le piante non soffrono quando le strappi da terra?"
    [prossima lezione: "il sistema nervoso, questo grande assente nei vegetali"] 
  7. "non sai cosa ti perdi"
    [come se non avessi mai mangiato carne/pesce]
  8. "Però le seghe te le fai, eh!"
    [???]

giovedì 13 dicembre 2012

Misantropia ad altà velocità

Chiedevo solo un viaggio tranquillo


Quanto segue è un resoconto parziale di quanto pensato durante un viaggio Roma-Milano, business class.

Non mi interessano le tue considerazioni sulla morte dell'editoria. Non mi interessano le tue rimostranze all'ingegnere Morelli circa la portata d'aria dell'impianto di calore. Vi guardo ed immagino la traiettoria che compireste se il vostro sedile venisse eiettato.Continuereste a parlare, probabilmente.

Entriamo in galleria e si tappano le orecchie. Voi alzate la voce per compensare. Io mi auguro che vi scoppino i timpani, poi ci ripenso: forse alzereste ancora di più la voce. Ti lamenti della qualità scadente dell'istituto scolastico di tuo figlio ma la tua scadente igiene personale mi offende: puzzi di sudore. Oltre ad infastidire il mio udito offendi anche il mio olfatto.

In galleria si interrompe la telefonata e voi, all'unisono, portate il cellulare di fronte ai vostri occhi e lo osservate stupiti. Io spero vi esploda tra le mani. Dovrei riuscire ad essere sufficientemente veloce per nascondermi sotto il tavolino prima dell'esplosione.

Mi addormento: sogno la vostra voce anche lì. In sogno siete miei colleghi: due sfighe al posto di una. A giudicare dalla quantità di doti che vi mancano potreste essere degli ottimi manager.

mercoledì 5 dicembre 2012

Amore, fedeltà, infedeltà, corna e perdono. Ce n'è per tutti

Quando si parla di amore, da buon pessimista, mi vengono subito in mente altri due concetti: tempo e fedeltà. Pessimismo a parte, comunque, credo che chiunque abbia guardato all'amore anche attraverso le lenti del tempo e della fedeltà.

Quanto può durare l'amore? È per sempre? Nasce alimentato dalla passione e si trasforma in affetto? Nasce in sordina e si alimenta con la passione? Vive di passione e muore con ancora più passione? Come spesso capita, non ho risposte a questi quesiti (e fortunatamente non sono l'unico a porseli pur sapendo di non poter arrivare ad una conclusione) ma posso limitarmi ad osservare che i casi sono numerosi e differenti: alcuni mostrano tratti comuni (fidanzamento storico -> matrimonio -> crisi -> riscoperta dell'adolescenza) altri rappresentano casi a sé stanti. Analizzarli e discuterli non è lo scopo di questo post.

Più interessante, dal punto di vista della discussione polemica, è sicuramente l'aspetto della fedeltà; chiunque c'è passato, più o meno direttamente.

martedì 27 novembre 2012

Parole, consigli e vita (degli altri) vissuta

"He who knows does not speak; he who speaks does not know." Lao Tzu
Mi capita di dare consigli alle persone, spesso per quanto riguarda la sfera affettiva; capita che l'altra persona mi faccia anche i complimenti per un'arguta riflessione. Sarà capitato sicuramente anche a voi.
Confutatemi, se lo credete giusto, ma questo, purtroppo, ci illude di essere in grado di comprendere/analizzare buona parte delle situazioni che ci troviamo ad affrontare. Sbagliato.

Spesso mi domando perché una persona si comporti in un certa maniera quando, è evidente, dovrebbe comportarsi in un'altra maniera: non si accorge che così sbaglia? Non si accorge che così si fa del male da sola? Non si accorge che così ci fa del male? Non si accorge che in questa maniera viene semplicemente sfruttata? No, non se ne accorge. E non ce ne accorgiamo nemmeno noi quando, in altre occasioni, ci ritroviamo nella sua stessa situazione.

lunedì 12 novembre 2012

3 buoni motivi per ignorare la cultura

  1. Essere acculturato fa sentire a disagio. Avere una cultura superiore alla media fa sentire fuori luogo. Usare un termine poco comune (ma più adatto al contesto della "variante comune") genera perplessità nell'interlocutore; affermare che una situazione è kafkiana potrebbe lasciare perplessi gli altri partecipanti alla discussione. La conclusione, nella maggior parte dei casi, è che la persona acculturata verrà guardata come una sorta di mostro, uno con la puzza sotto il naso che si diverte a mettersi in mostra. O, più semplicemente, verrà additato come "quello che quando parla non si capisce un cazzo".
  2. Correggere i congiuntivi non cambierà il mondo. Ci abbiamo provato tutti (più o meno): convincere parenti, amici, confessori, fidanzate a non violentare la lingua italiana con un eccessivo abuso di tempi imperfetti. Peccato: non ci riusciremo mai. Qualche esperto di linguistica sostiene addirittura (ahia) che l'utilizzo "comune, popolare del tempo imperfetto in sostituzione del congiutivo" debba essere accettato come pratica consolidata (ahia). Sono arrivato alla conclusione che chi sbaglia i congiuntivi rientri in due categorie: chi li conosce e chi non li conosce. Nel primo caso, far notare l'errore provecherà un profondo senso di imbarazzo e susciterà un desiderio di rivalsa da parte del peccatore, nel secondo caso, purtroppo, si rischia di ottenere risposte come "ah, ma se lo sapevo non sbagliavo". Quest'ultima situazione è indicata come "orrore linguistico ricorsivo".
  3. Se la tua passione è la letteratura, la pittura, il teatro o qualsiasi espressione artistica sarai escluso (quasi sempre) da discussioni riguardanti talent show, reality show, gossip di infima categoria; questa potrebbe sembrare in realtà una benedizione ma, quando ti troverai nel bel mezzo di tali discussioni, ti sentirai talmente fuori luogo da iniziare a sperare di diventare invisibile e dileguarti. Solitamente, però, verrai bloccato da uno dei partecipanti che, cercando di essere carino, comincerà a proporti tutte le gag dell'ultimo cinepanettone.

domenica 28 agosto 2011

Tre riflessioni su come non sputtanare l'orto, l'amore e l'amicizia

Stanchi del dovermi accudire costantemente, i miei genitori si sono presi una settimana di vacanza, lasciando al sottoscritto l'onore di curare l'orto ed il giardino.
Il mio orto non è così colorato. I miei amici, invece, sono meno verdi.
Memore di esperienze (tragiche) passate sto cercando di evitare la morte (per essiccazione) dei rigogliosi vegetali che affollano gli spazi verdi intorno alla mia casa procedendo alla loro innaffiatura almeno una volta al giorno.

venerdì 26 agosto 2011

Il valore delle parole

Siamo abituati a pensare, istintivamente, che l'unico modo di comunicare siano le parole; riflettendo, però, ci rendiamo conto che spesso, più che le parole, sono i nostri gesti ed i nostri comportamenti ad esprimere quello che pensiamo o a comunicare il nostro stato d'animo.

Nonostante questo, le parole sono il mezzo che utilizziamo di più e che pensiamo di poter gestire in maniera migliore: abituati a parlare, la maggior parte di noi trova difficile restare in silenzio per più di qualche ora. Figurarsi per qualche giorno...

martedì 9 agosto 2011

Come on, smile, Patrick (Bateman)


Leggi American Psycho e pensi a quello che una persona disturbata può arrivare a fare. Con lo stomaco che si contorce provi a finire le frasi, a girare le pagine sperando che la fine del capitolo sia vicina.

Alcuni passaggi di "American Psycho" potrebbero non essere adatti ad una parte del pubblico; il disgusto provato leggendo "Crash" di James Ballard, comunque, rimane imbattuto. 
Leggi American Psycho e pensi a come l'elenco maniacale dei marchi dei prodotti (siano essi vestiario, cibo o tecnologia) rappresenti una critica al nostro modo di vivere.

domenica 7 agosto 2011

Le quattro motivazioni della settimana per diventare misantropi

  • L'odore di sudore delle persone di prima mattina; più in generale, una cattiva igiene personale.
  • Gli scocciatori e gli assillatori, categoria di persone nelle quali la natura ha operato una particolare modifica: sono infatti immuni agli effetti di frasi come "non rompere le palle", "vattene" e varianti simili.
Il passo da misantropo a psicopatico è vantaggioso da un punto di vista legale. Il nostro look, purtroppo, potrebbe però subire conseguenze inaspettate.
  •  I portatori di conoscenza. Inutile discutere di qualsiasi argomento: avranno sempre ragione loro. Il corollario di questa situazione è semplice: noi non abbiamo mai ragione (o, nella variante peggiore, "non capiamo mai un cazzo").
  • Gli isterici frustrati che, comodamente seduti all'interno della loro autovettura, suonano il clacson se dopo 1 millisecondo dallo scattare del verde non siamo ancora partiti.

giovedì 4 agosto 2011

Depa, il suino ed il valore della vita

Durante i tragitti casa-lavoro-casa, oltre ad ascoltare della musica, osservo gli altri automobilisti e mi abbandono ad uno stream of consciousness degno di James Joyce.

Questa mattina ho avuto un incontro speciale, però. Un incontro che ha cambiato il corso della giornata. Ho incontrato un maiale. Un suino.

I suini amano la compagnia.

L'intelligente bestiola si trovava, insieme ad altri suoi simili, all'interno di un camion per il trasporto animali, intento a masticare le sbarre di ferro che permettono l'areazione (eccessiva?) della gabbia in cui vengono trasportati.

I nostri occhi si sono incrociati proprio nel momento in cui io stavo sorpassando il camion: lui (il suino) ha smesso di masticare la sbarra e mi ha guardato; io l'ho fissato (distraendomi dalla strada) fintanto che ho potuto.

Il tutto non sarà durato più di cinque secondi ma il suo sguardo sereno, quasi sorridente, accompagnato in sottofondo dal ritornello di "I Can See Clearly Now", mi ha fatto riflettere sul modo in cui ci comportiamo nella vita quotidiana.

Mi piace pensare che il suino sapesse di essere in viaggio verso la sua ultima meta ma che, nonostante questo, non abbia smesso di fare quello che tanto gli piaceva fare nella vita: masticare, annusare e godersi un po' di aria fresca.

Proverò a mettere in pratica l'insegnamento del suino: godermi tutto quello che posso in ogni situazione e cercare qualcosa di positivo anche in ciò che di positivo ha ben poco.

Grazie di tutto suino, spero tu sia riuscito a mettere in atto una fuga come quella della tua collega mucca, magari coinvolgendo anche i tuoi compagni di viaggio.
Mi raccomando, però, lascia perdere la gestione delle fattorie.

domenica 28 marzo 2010

Ci riprovo

Mi ero ripromesso di donare un po' più di amore a questo blog ma gli obiettivi sono stati piegati dal lavoro, dallo studio, dallo svago e soprattutto dalla pigrizia.

Giusto per riprendere un po' il ritmo e l'abitudine a scrivere qualcosa che esuli da quanto faccio quotidianamente provo a fare un breve riassunto di quanto accaduto in questi mesi.
  • ho sostenuto il mio primo esame del corso di laurea in filosofia: letteratura inglese contemporanea con il prof. Pagetti (di Dickiana memoria, mi si passi il termine). Mi sono goduto la rilettura di "Ghiaccio 9" ed ho scoperto altri romanzi come "Northern Lights" e "Il mago di Oz". L'elenco completo delle opere è disponibile nel programma del corso; i miei giudizi sono presenti su Anobii. Tocco di colore: mi sono fatto autografare "Deus Irae" di Dick dal prof (dopo aver registrato il voto, però);
  • mi sono ritirato per ben due volte da quello che sarebbe dovuto essere il mio secondo esame: storia della filosofia antica. Motivazione: preparazione insufficiente sui pre-socratici e troppe incertezze su Aristotele. L'obiettivo è sostenerlo entro luglio.
  • sto preparando gli esami di "storia del cristianesimo" e "filosofia del linguaggio". Il manuale omonimo di Grado Giovanni Merlo ("Storia del cristianesimo", edizioni Laterza) offre numerosi spunti di riflessione per chi, come me, è in disaccordo sull'organizzazione e la dottrina della Chiesa Cattolica. Per il corso di filosofia del linguaggio, invece, ho iniziato a leggere un'introduzione a Frege scritta da Anthony Kenny: ritrovare i concetti dell'analisi matematica in un testo di filosofia fa un certo effetto (piacevole, nonostante tutto);
  • non ho ancora trovato il tempo di utilizzare i corsi di lingua spagnola e tedesca che ho comprato al Lidl.
Questo è quanto: pigrizia permettendo potrete leggermi su queste pagine verso la fine del mese prossimo. Pace e prosperità.

martedì 24 novembre 2009

I'm not (yet) dead

Mantengo in vita artificiale questa sotto-specie di blog ma sono ancora vivo ed attivo: due esami da preparare (letteratura inglese contemporanea e storia della filosofia antica), un blog da alimentare quotidianamente, un lavoro da affrontare cinque giorni alla settimana (a volte anche 7 per settimana) e giochi che tentano di distrarmi dalla retta via.

sabato 19 luglio 2008

Regali di compleanno /2

Anche l'ultimo "festeggiamento" è andato: ieri sera è toccata ai compagni di università. Serata tranquilla al Colorado Pub con prova di resistenza nel finale: mangiare una fetta di torta Chantilly e due profiteroles al cioccolato bianco senza rimanerne vittime.

Il bottino della serata è stata una cassa di sei bottiglie da 66 di Menabrea bionda (burp), 6 lattine di RedBull (yuppi) e una confezione di Davidoff Cool Water.

Grazie a tutti!

PS grande successo per la wishlist (che dovrò aggiornare)

martedì 15 luglio 2008

Regali di compleanno /1

Il grande giorno è passato ed io mi ritrovo con un anno in più sulle spalle. Ieri festeggiamenti con gli amici del Drago Verde e nuova tranche di regali:
  • mountain bike (da parte dei miei genitori)
  • 1 camicia e 2 t-shirt (da parte di Simona)
  • dvd "the bourne identity" e "the bourne supremacy" (da parte degli amici del Drago Verde)
  • 1 t-shirt ed 1 freesbee (da parte di Laura & Carlo)
Non dovrei aver dimenticato altro. Grazie ancora a tutti!

PS ora rimane l'uscita di venerdì con gli amici di Infobicocca (se avete dei posti da suggerire fatevi sentire)