giovedì 13 dicembre 2012

Misantropia ad altà velocità

Chiedevo solo un viaggio tranquillo


Quanto segue è un resoconto parziale di quanto pensato durante un viaggio Roma-Milano, business class.

Non mi interessano le tue considerazioni sulla morte dell'editoria. Non mi interessano le tue rimostranze all'ingegnere Morelli circa la portata d'aria dell'impianto di calore. Vi guardo ed immagino la traiettoria che compireste se il vostro sedile venisse eiettato.Continuereste a parlare, probabilmente.

Entriamo in galleria e si tappano le orecchie. Voi alzate la voce per compensare. Io mi auguro che vi scoppino i timpani, poi ci ripenso: forse alzereste ancora di più la voce. Ti lamenti della qualità scadente dell'istituto scolastico di tuo figlio ma la tua scadente igiene personale mi offende: puzzi di sudore. Oltre ad infastidire il mio udito offendi anche il mio olfatto.

In galleria si interrompe la telefonata e voi, all'unisono, portate il cellulare di fronte ai vostri occhi e lo osservate stupiti. Io spero vi esploda tra le mani. Dovrei riuscire ad essere sufficientemente veloce per nascondermi sotto il tavolino prima dell'esplosione.

Mi addormento: sogno la vostra voce anche lì. In sogno siete miei colleghi: due sfighe al posto di una. A giudicare dalla quantità di doti che vi mancano potreste essere degli ottimi manager.


Mi sveglio: è arrivato il carrellino degli snack. Io rifiuto con gentilezza. Voi accettate tutto come se non mangiaste o beveste da giorni. Uno spumantino Berlucchi e delle arachidi, per favore. Fortuna vuole che almeno questo ti impedisca di parlare di yoga con tua sorella.
Un'aranciata, grazie. Spero ti faccia acidità e ti faccia accasciare sull'ugello della pompa di calore.
Ora è il momento del caffè ma voi avete la pancia piena e non date nemmeno retta al tizio.

Ti lavi le mani con la salvietta rinfrescante Freccia Rossa. Dopo aver mangiato le arachidi. Dopo aver sfogliato una rivista. Dopo aver fatto disegni immaginari contro il finestrino. Prima ti lecchi le dita sporche, poi le pulisci.
Tu invece digerisci. Soffi aria fuori dalla bocca. Vorrei trattenere il respiro ma è troppo tardi. Infliggi un altro colpo al mio olfatto.

Passano i minuti. Tu sei morto o magari dormi. No, ecco: ti muovi. Guardo fuori dal finestrino per una decina di minuti.

Vuoi socializzare. Non senti la mancanza di una sigaretta, mi chiedi. No, non fumo, ti rispondo. Negli aeroporti ci sono aree fumatori, qui no, insisti. Già, è la mia comprensiva risposta. Apro il mio libro. Mi fissi. Estrai il tuo iPad. Inizi a scrivere. Il suono della tua tastiera virtuale è più disturbante della tua voce. Mi guardi. Scrivi. Torni a guardarmi. Torni a scrivere. Magari stai scrivendo di me. Poveretta.

Sono passati 40 minuti. Dormivate entrambi. Avevi preso delle gocce. Pensavo al curaro ed invece eccoti sveglia: senti il rumore del carrellino e ti riprendi. I cani di Pavlov avevano tempi di risposta maggiori. Ti offrono un altro bicchiere di spumante, rifiuti ridendo. Dentatura imperfetta, macchiata dai troppi caffè e dalle troppe sigarette. Devo guidare, aggiungi. Non posso ubriacarmi. No, penso io, però potresti adeguare il tuo tono di voce in modo che non ti senta l'intera carrozza.
Tu invece prendi lo spumante. Speriamo non ti aiuti a digerire.

Mancano solo 45 minuti. Magari riesco a trattenere il fiato. Devo essere ottimista.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una volta ho fatto un Milano - Bari con uno STRONZO che ha parlato tutto il tempo al telefono con la sua ipotetica donna. 8 ore e mezza di telefonata. E' alquanto imbarazzante essere seduti di fronte a un vecchio che parla al telefono tutto "picipici gnignigni", rassicurando la tipa in questione riguardo il fatto che la ama, che non la tradisce, che la sera sarebbero stati insieme...madonna mia che odio.

depaloan ha detto...

Io avrei cercato un altro posto...
Su quali treni ci sono le carrozze per persone che vogliono stare in silenzio? Italo?