martedì 27 novembre 2012

Parole, consigli e vita (degli altri) vissuta

"He who knows does not speak; he who speaks does not know." Lao Tzu
Mi capita di dare consigli alle persone, spesso per quanto riguarda la sfera affettiva; capita che l'altra persona mi faccia anche i complimenti per un'arguta riflessione. Sarà capitato sicuramente anche a voi.
Confutatemi, se lo credete giusto, ma questo, purtroppo, ci illude di essere in grado di comprendere/analizzare buona parte delle situazioni che ci troviamo ad affrontare. Sbagliato.

Spesso mi domando perché una persona si comporti in un certa maniera quando, è evidente, dovrebbe comportarsi in un'altra maniera: non si accorge che così sbaglia? Non si accorge che così si fa del male da sola? Non si accorge che così ci fa del male? Non si accorge che in questa maniera viene semplicemente sfruttata? No, non se ne accorge. E non ce ne accorgiamo nemmeno noi quando, in altre occasioni, ci ritroviamo nella sua stessa situazione.


Pensiamo di essere furbi, di aver imparato dai nost errori, dagli errori degli altri; crediamo di poter aver successo dove gli altri hanno fallito solo perché noi sappiamo. Noi sappiamo come comportarci, vero? Sembrerebbe di no, visto che prima o poi, ci accorgiamo di essere caduti negli stessi errori delle persone che osservavamo. Qualcuno allora cerca di minimizzare, qualcuno cerca di rigirare la frittata proclamando di esserne uscito moralmente vittorioso. Sarà anche così ma a me viene in mente un detto che mia mamma, talvolta, cita: "si pisciano addosso e dicono di essere sudati".

A questo punto dovrei inserire una conclusione, una riflessione che chiuda il cerchio iniziato con questo discorso: peccato che non ne abbia. Concludo quindi con una di quelle frasi che trovavo spesso nei testi di analisi matematica
esercizio banale; svolgimento lasciato allo studente
In fondo, se guardassimo la vita come un esercizio di matematica, avremmo un sacco di compagni da cui copiare e poter strappare una sufficienza. O no?

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