venerdì 26 agosto 2011

Il valore delle parole

Siamo abituati a pensare, istintivamente, che l'unico modo di comunicare siano le parole; riflettendo, però, ci rendiamo conto che spesso, più che le parole, sono i nostri gesti ed i nostri comportamenti ad esprimere quello che pensiamo o a comunicare il nostro stato d'animo.

Nonostante questo, le parole sono il mezzo che utilizziamo di più e che pensiamo di poter gestire in maniera migliore: abituati a parlare, la maggior parte di noi trova difficile restare in silenzio per più di qualche ora. Figurarsi per qualche giorno...


Eppure spesso quello che diciamo, quello che vogliamo comunicare ha ben poco valore: l'avvento dei social network e dei (micro) blog ci ha spinto a rendere partecipe il mondo anche della più futile informazione riguardante la nostra vita.

Puntiamo su frasi ad effetto, citazioni colte e sfoghi di rabbia per raccogliere consensi e sentirci apprezzati o consolati dal resto dei nostri amici (virtuali, con i quali magari non riusciremmo a convivere per più di qualche giorno).

Qual è il risultato di questa voglia di comunicare? Più parole diciamo, più diluiamo il loro valore. Come la chimica ci insegna, se diluisco una sostanza in una grande quantità di acqua, per esempio, il potere della sostanza in oggetto diminuirà di conseguenza.

La soluzione? Ricorrere solamente ad haiku per evitare la fine dei prodotti omeopatici (notare la similitudine tra l'effetto placebo di questi e il finto senso di appagamento che otteniamo quando riceviamo un gran numero di "mi piace" su Facebook)?

Non credo di avere una soluzione ma penso che quella appena proposta non possa essere considerata una valida candidata.

Per quanto mi riguarda mi impegnerò a dedicare del tempo, prima di andare a dormire, per ripensare a quello che ho detto durante alla giornata e, soprattutto, a quello che avrei potuto non dire. Meglio di niente, o no?

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