Quanto può durare l'amore? È per sempre? Nasce alimentato dalla passione e si trasforma in affetto? Nasce in sordina e si alimenta con la passione? Vive di passione e muore con ancora più passione? Come spesso capita, non ho risposte a questi quesiti (e fortunatamente non sono l'unico a porseli pur sapendo di non poter arrivare ad una conclusione) ma posso limitarmi ad osservare che i casi sono numerosi e differenti: alcuni mostrano tratti comuni (fidanzamento storico -> matrimonio -> crisi -> riscoperta dell'adolescenza) altri rappresentano casi a sé stanti. Analizzarli e discuterli non è lo scopo di questo post.
Più interessante, dal punto di vista della discussione polemica, è sicuramente l'aspetto della fedeltà; chiunque c'è passato, più o meno direttamente.
Partiamo da un presupposto: nella maggior parte dei casi la fedeltà è un concetto che, a priori, viene desiderato da entrambe le parti; o meglio, l'infedeltà non è quasi mai esplicitamente richiesta (se escludiamo quelle coppie in cui uno dei due componenti della coppia desidera vedere l'altro impegnato in atti sessuali con persone terze o le coppie aperte...ma qui il discorso si amplia/complica parecchio).
Chiarito questo punto, c'è da capire cosa sia effettivamente la fedeltà in una coppia; mi vengono in mente tre risposte:
- un obbligo che richiediamo all'altro;
- un dono che facciamo all'altro;
- un obbligo/dovere (un po' come il dovere/diritto di voto).
In questo tipo di situazioni, secondo me, la fedeltà rappresenta un'estensione del desiderio di proprietà: voglio fedeltà perché l'altra persona deve essere esclusivamente mia, nessun altro deve poter aver il corpo, le attenzioni, il cuore, la mente di quella persona. Il desiderio di fedeltà, qui, è un simulacro del possesso, dell'avere e, soprattutto, è lo spauracchio della paura di perdere ciò che si è avuto.
Nel secondo caso, invece, credo si abbia a che fare con un comportamento più sincero e profondo: quando la fedeltà nasce spontaneamente e viene "offerta", infatti, la sua forza è maggiore, grazie alla volontà della persona. Ci si mostra vulnerabili e ci si assume la responsabilità delle proprie azioni. Certo, non è che questa si alimenti da sola o sia indistruttibile: ogni delusione, ogni sofferenza è in grado di diminuirne la forza, fino ad azzerarla completamente.
Quando la forza (o la pazienza) finisce le alternative sono:
- termina il rapporto prima di un tradimento;
- si tradisce nonostante la promessa iniziale di fedeltà.
Nel secondo finale ci si ricongiunge con le persone-che-pretendono-fedeltà-ma-non-la-garantiscono: sulla stessa barca troviamo quindi persone un po' egoiste nel pieno della loro soddisfazione (durante il flirt) o in cerca di perdono (dopo la scoperta da parte del partner del rapporto clandestino) e persone generose corrotte delle delusioni.
Viaggiano verso la stessa meta? Non credo. Penso esistano persone incompatibili con la fedeltà ed altre che, a seconda del momento, lo sono in maniera più/meno maggiore. Sta a noi riconoscerle e capire se esse sono compatibili con il nostro modo di vedere la fedeltà. Sta a noi deciderci se fidarci di qualcuno che in passato ha tradito la fiducia altrui.
L'unica condizione che probabilmente non dovrebbe mai mancare è la sincerità: senza sincerità non siamo in grado di giudicare correttamente ed ogni nostra azione sarà influenzata dalla mancanza di verità.
L'infedele che ometterà il suo tradimento (magari dopo un ripensamento) penserà di compiere un gesto "di pietà" nei confronti dell'altro ma, in realtà, cercherà solo di evitare le sue responsabilità.
La persona ripetutamente tradita (pubblicamente), invece, dovrà recriminare solo se stessa se, all'ennesima grazia, corrisponderà l'ennesima delusione (amorosa).
Esercizio per il lettore: riconoscere nella propria cerchia di ex, amici, conoscenti, vicini di panca durante la S.S. Messa individui appartenenti a queste categorie.
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