giovedì 5 giugno 2014

Sogno del 5 Giugno 2014

Per andare a fare colazione con Davide e Affa ho bisogno del badge aziendale, che non ho con me. Rientro in ufficio superando la reception ed i tornelli ma l'ufficio è stato sostituito da un ristorante, occupato totalmente da miei amici.

L'unico riconoscibile è Pappy che, come tutti gli altri, sta mangiando patatine fritte condite con maionese. Per il mio badge, ora lo comprendo, ho bisogno di nove euro: mi vengono dati in pezzi di piccolo taglio da tutti i presenti.

Torno alla reception, ora occupata dalla Patty, una mia ex manager: quei riconglioniti di BancoPosta hanno fissato un'altra riunione a Lampugnano, mi dice, non capiscono che quella non è la nostra sede, che non possiamo riceverli lì? La rabbia della Patty la trasfigura in un robot alto circa quattro metri, dotato di cingoli e raggi laser che fuoriescono dalla bocca.

Una delle manifestazioni fisiche della rabbia della Patty
Quasi contemporaneamente ricevo una chiamata da casa: Papà ha attivato un gigantesco robot di forma umanoide che sta distruggendo casa. Apro una porta dell'ufficio/reception della Patty ed eccomi nella taverna di casa mia (altezza: poco più di due metri) dove il robot e mio padre si sono fisicamente uniti. Placco il metallico Attila che, immediatamente, si ritrasforma in mio padre disteso (e sfinito) sul divano. Ride.

Per me, invece, è ora di andare in ufficio perché devo fare apertura ed essere lì per le 7.30. Farò in tempo a prendere delle brioche per il mio nuovo collega Giuseppe?  L'altra volta il bar era aperto (era un altro sogno NdA).

Esco di casa in fretta ma noto una persona intenta a piantare chiodi nelle facciate delle case e a lasciare due copertoni di bicicletta appesi a ciascun chiodo. Dopo aver riservato lo stesso trattamento a casa mia, lo fermo, domandandogli il motivo di questi suoi gesti.

Semplice, mi risponde, rovino le facciate così posso ripristinarle: il mio numero è su entrambi i copertoni, mi dice con sicurezza. Di fronte alle mie osservazioni circa l'illegalità del gesto lui mi risponde che deve pur lavorare in qualche maniera.

Il bar, comunque, è chiuso ed io mi ritrovo a rispondere a telefonate in ufficio...

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